Basta un attimo.

Le navi si perdono a terra, così recita un famoso proverbio marinaresco. In effetti è vero: i pericoli per una barca, di qualunque dimensione essa sia, sono quasi tutti legati alla vicinanza alla terra ferma, così ogni marinaio sa che il momento più stressante della navigazione è spesso la manovra di atterraggio. A chiunque navighi è capitato di doversi avvicinare a terra con condizioni meteo avverse e dover scegliere se e come accostare in sicurezza. Il marinaio sa che basta un attimo e il vento può portare via la prua magari in maniera irrimediabile, l'importante è sempre mantenere la calma e la lucidità. Io stesso ho in mente episodi in cui il vento o la corrente hanno spostato la mia barca creandomi problemi e ricordo di molte di esse anche le sensazioni, come fosse successo ieri.

Chissà cosa è passato per la mente al comandante della Ever Given quando, nonostante avesse mantenuto la velocità alta per consentire di manovrare, ha visto la prua di quella nave colossale abbattere, quando ha capito che il vento e non lui aveva vinto la sua battaglia.

Che forza straordinaria la natura, l'aria la cosa che ci pare più inconsistente e leggera ha spinto via 200.000 tonnellate di acciaio e ferro.

Sembra l'ennesimo segnale che il pianeta ci dà a monito: per quanto possa l'uomo costruire giganti alla natura basta un soffio per fermarlo.

La storia di Suez ci sta appassionando moltissimo, ci sono voluti millenni ed un numero inimmaginabile di navi sempre più grandi perché l'uomo rendesse il mondo quel villaggio globale che è oggi, è bastato un soffio per fermare tutto e mandare quasi in tilt il sistema. Siamo fragili, il mondo che abbiamo costruito è fragile, i presupposti su cui si basa, il liberismo, l'individualismo, la finanza sono cappi al collo delle masse oppresse e delle minoranze ma sono come vele di carta, basta un groppo di vento per distruggerle.

Così, dopo la pandemia, la natura ci parla per ribadire che la rotta non è ancora quella giusta, dà un segnale chiaro prendendo uno dei massimi simboli del capitalismo globale e mettendolo di traverso a bloccare la folle corsa al consumo. Ci pensate a quanta roba può contenere una nave carica con 20.000 containers ognuno della capienza standard di 38 metri cubi? Quanti oggetti, ma saranno tutti utili, saranno tutti impossibili da costruire qui vicino casa? Ci servirà davvero tutta questa roba?

Un colpo di vento ci dà un segnale, fermarsi e farlo adesso, non ha senso cercare nuove rotte per continuare a consumare con l'ipocrisia di farlo responsabilmente, bisogna smettere con l'illusione dell'avere e cominciare a sognare e a essere. Foucault dice che la nave è il più grande bacino di immaginazione mai esistito, allora anziché mandare in giro per il mondo enormi navi piene di oggetti ma spopolate, cominciamo a navigare su piccole barche piene di persone vogliose di scoprire e stupirsi, di stare insieme e toccarsi, nella semplicità, nel rispetto di ciò che ci circonda, perché anche dietro l'angolo di casa c'è un mondo da scoprire e potrebbe essere fantastico.

* Immagine di copertina: nave larga fenicia primo esemplare di nave da carico conosciuto in mediterraneo.

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